Dopo lo studio svolto da Nomisma Energia sugli effetti ambientali provocati dalle biomasse (solide e biogas), un nuovo decreto legge ha imposto al settore notevoli cambiamenti. Infatti, stando ai dati raccolti per la suddetta ricerca, la combustione di biomasse legnose, impiegate principalmente per il riscaldamento domestico, sprigiona nell’atmosfera una considerevole quantità di polveri sottili (circa mille volte maggiore rispetto alle fonti gassose). Lo studio svolto dalla società di analisi di mercato, specializzata nel settore dell’energia, ha inoltre attribuito il notevole aumento di consumo di tale fonte alternativa al costo ridotto del prodotto e alle agevolazioni fiscali di cui le biomasse hanno goduto nell’anno 2012. Ma questa situazione non è altro che una conseguenza degli obblighi imposti dalla Comunità Europea circa il quantitativo di fonti pulite da impiegare nel settore del riscaldamento domestico. Per chi volesse approfondire l’argomento, può leggere qui.
Ma non è tutto. Oltre a non essere in grado di ridurre al minimo le emissioni gas, le biomasse tolgono spazio alle colture alimentari, favorendo l’aumento del prezzo di quest’ultime o, cosa più grave, mettendo a rischio il patrimonio boschivo nazionale. Nonostante ciò, la Comunità Europea, ha deciso di incentivare lo sviluppo delle biomasse per soddisfare, entro il 2020, il 10% del fabbisogno energetico di tutto il continente. Oltre a ricavare energia elettrica e calore, uno dei vantaggi riconosciuto dalle autorità riguarda la possibilità di ottenere biofuel (da impiegare nel settore dei trasporti pubblici), attraverso semplici trattamenti che trasformano le biomasse in combustibili liquidi. Chi volesse saperne di più, può leggere qui.
Per monitorare le conseguenze ambientali e valutare i reali vantaggi previsti dall’impiego di biomasse, il nuovo decreto sulle rinnovabili ha imposto al settore delle biomasse alcune limitazioni, necessarie per accedere ai nuovi incentivi statali. Dopo lo sviluppo di impianti di grandi dimensioni, le taglie stabilite dalle normative, entrate in vigore lo scorso gennaio, dovranno essere più contenute e gli impianti dovranno essere integrati in una filiera locale. La riduzione stabilita è del 30%, solo in parte mitigata dalla presenza di “premi” e da un allungamento del periodo di incentivazione, da 15 a 20 anni. Per maggiori informazioni a riguardo, potete leggere qui.