Il consiglio dei ministri ha approvato ieri un disegno di legge per l’abolizione progressiva del finanziamento pubblico ai partiti. Tale atto sarà graduale ed entrerebbe a regime solo nel 2017. I finanziamenti sarebbero ridotti del 60% nel 2014, del 50% nel 2015 e del 40% nel 2016, per scomparire poi del tutto. Successivamente a tale data, i partiti sarebbero finanziati con un sistema opzionale da parte dei cittadini, attraverso un cosiddetto “2 per mille”, simile all’8 per mille attuale. In pratica, ogni contribuente, in sede di dichiarazione dei redditi, avrebbe la possibilità di destinare il 2 per mille delle proprie imposte pagate al proprio partito, usufruendo di una detrazione del 52% per i contributi da 50 a 5 mila euro e del 26% per quelli superiori a tale cifra e fino a 20 mila euro. Ma solo se il partito finanziato è dotato di statuto. Una sorta di norma anti-M5S, anche se non è detto che il PDL sfugga del tutto alla restrizione.
Ma stando al gettito Irpef del 2012, pari a oltre 160 miliardi di euro, se fosse introdotta la norma del 2 per mille ai partiti, questi beneficerebbero ogni anno di non meno di 320 milioni di euro, molto di più di quanto già incassino oggi. Sul punto, tuttavia, è intervenuto il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello, sottolineando che il governo avrebbe pensato a un tetto massimo comunque di 61 milioni di euro. Ma come sarebbe applicato non è dato sapersi.
Altro punto controverso e dubbio è il criterio di ripartizione. Oggi accade che se un contribuente non esprime alcuna preferenza, il suo 8 per mille viene distribuito tra le opzioni possibili, sulla base delle percentuali espresse da coloro che hanno apposto una preferenza. In sostanza, si corre il rischio, con il sistema delineato ieri dal governo, che se il 90% dei contribuenti non sceglie di finanziare i partiti e non esprime alcuna preferenza, questi si prendano lo stesso il loro 2 per mille, ripartendoselo, secondo le preferenze espresse dal residuo 10% che si è espresso in favore di un qualche partito.
Insomma, il finanziamento pubblico potrebbe uscire dalla porta, per rientrare dalla finestra. E con gli interessi.