Il governo ha smentito la notizia circolata ieri sin dalla mattinata su un possibile maxi-aumento delle accise sul carburante. La stangata sarebbe stata di 6,5 centesimi al litro fino alla fine del 2013, più altri 3,3 centesimi dal 2014. In sostanza, entro tre mesi si sarebbe avuto un aumento di 10 centesimi al litro, che a regime avrebbe comportato un maggiore introito per le casse dello stato pari a 906,6 milioni di euro. Cifre fin troppo puntuali per essere frutto della fantasia di qualche giornalista o redazione. Diversi quotidiani, infatti, hanno riportato ieri che l’aumento delle accise fosse stato previsto nella bozza del decreto che il ministro Saccomanni avrebbe voluto presentare al cdm, all’interno della “manovrina” da 1,6 miliardi. E guarda caso, dopo che la soffiata era arrivata sui giornali ancor prima che l’aumento delle accise fosse formalmente proposto, il governo non solo ha smentito, ma ha anche eliminato alcuni provvedimenti di spesa per assenza temporanea di coperture, come il finanziamento della Cig e della social card. Si tratta di un rinvio, mentre lo spettro di una maxi-stangata alla pompa non è del tutto scomparso.
Quegli 1,6 miliardi dovrebbero arrivare da tagli ai ministeri (1,1 miliardi) e da dismissioni del patrimonio pubblico (500 milioni). In quest’ultimo caso sarebbe una partita di giro, in verità, perché lo stato cederebbe alcuni suoi immobili alla Cdp, ossia a una società controllata dal Tesoro, in sostanza a sé stesso.
E i ministri del PDL si sono riuniti a Palazzo Chigi per comunicare agli italiani i successi del loro operato. Una mossa che non è piaciuta a grossa parte del partito, che sembra più una reazione mediatica al timore di isolamento interno delle “colombe” e, soprattutto, alla scarsa popolarità di cui godrebbero tra gli elettori del centro-destra. Alfano ha ripetuto quanto va dicendo da settimane: siamo le sentinelle anti-tasse dentro al governo. Che avrà fatto saltare lui l’aumento delle accise?