Evitare l’aumento dell’Iva al 22% non sembra più un’ipotesi da scartare, ma potrebbe trasformarsi in realtà, alla luce delle manovre del Governo che ha già cancellato l’Imu. È così che con l’autunno il dibattito sull’economia resta ancora fermo a mesi fa, il problema è sempre lo stesso: per rinviare ed evitare l’aumento delle imposte è necessario rinunciare ai servizi e provvedere ai tagli. Non solo l’Iva nel mirino del Ministro Saccomanni, che dovrà far quadrare i conti tra la necessità di finanziare la cassa integrazione e far fronte a quelle spese militari che, anche il Governo Letta, giudica irrinunciabili. La situazione è ancora più difficile dal momento che l’Italia si deve muovere senza poter sforare il 3% del rapporto deficit-pil, limite imposto dall’Europa.
Il Governo delle larghe intese è posto davanti a un bivio e, dopo mesi, ancora stenta a prendere una decisione. Il Viceministro dell’Economia, Stefano Fassina, ha comunque provato a delineare la strada da seguire: “Tra la riduzione del cuneo fiscale e il blocco dell’aumento dell’Iva è meglio intervenire sull’imposta.” L’affermazione del deputato Pd non è affatto campata per aria, dal momento che l’Iva colpisce indistintamente ogni cittadino abbattendosi come una mannaia sulle famiglie in maggiore difficoltà economica, mentre intervenendo sulle tasse è possibile salvaguardare il benessere delle classi più colpite dalla crisi. D’altro canto Fassina ribadisce come l’aumento dell’Iva “peserebbe molto sulla domanda interna e avrebbe un effetto recessivo molto pesante.”
Il Viceministro dice di avere la soluzione ideale per uscire da una situazione che, tra mancanza di fondi e paletti dell’Europa, si è fatta decisamente ardua: “Il 10% delle abitazioni di maggior valore ci costa due miliardi, che potremo invece utilizzare immediatamente. Un miliardo per la deducibilità dell’Imu sui capannoni, le botteghe, i beni strumentali delle imprese e un altro miliardo per evitare l’aumento dell’Iva. Questa è una scelta che ancora possiamo fare perché come affreontare la seconda rata dell’Imu è stato deciso in termini politici ma non tradotto in termini legislativi.”