In queste ore al varo del Consiglio dei Ministri c’è il tanto atteso Job Act che secondo i progetti dovrebbe sancire il primo passo verso la strada delle riforme tanto predicata da Matteo Renzi. Tra i vari argomenti, si discuterà anche del taglio del cuneo fiscale. Un tema particolarmente infuocato in Italia dove le tasse sul lavoro sono diventate insostenibili e vanno paradossalmente ad aumentare anno dopo anno. Una nuova indagine dell’Istat mostra per l’ennesima volta il bisogno di cambiamento che scorre nel Paese, e gli stessi sindacati premono sul nuovo governo, ansiosi di riscontrare i primi concreti risultati.
L’entità del cuneo fiscale italiano è tra le più alte di tutta Europa, addirittura si porta via la metà dello stipendio di un normale lavoratore. Come conferma il presidente dell’Istat Antonio Golini: “Il valore medio del cuneo fiscale e contributivo per i lavoratori dipendenti è pari al 49,1% del costo del lavoro.” Scendendo nei dettagli, Golini spiega che: “I contributi sociali rappresentano la componente più elevata del cuneo fiscale: 28% a carico del datore di lavoro e 6,7% a carico del lavoratore. Inoltre ai lavoratori vengono trattenute le imposte sul reddito, per un 14,5%, inclusive dell’Irpef e delle addizionali regionali e comunali.”
L’Istat ha inoltre messo in evidenza l’andamento negativo che distingue l’Italia dal resto d’europa. Tra il 2010 e il 2012 infatti la pressione fiscale nei Paesi dell’Ue è complessivamente scesa dello 0,5%; contrariamente in Italia si è registrato un impressionante aumento pari al 3%. Una situazione che tanto i sindacati quanto lo stesso premier Renzi hanno denunciato, ma che ora devono riuscire a cambiare.