Momenti duri per gli italiani che, in barba a quanto previsto dalla legge, potranno ritrovarsi senza più un centesimo sul proprio corrente, a seguito di pignoramenti e sequestri da parte di Equitalia.
Una situazione pericolosa e allarmante che potrebbe seriamente compromettere migliaia di famiglie italiane in debito con lo Stato, nonostante l’esistenza di una legge che vieta pignoramenti su stipendi e pensioni al di sopra di una determinata soglia.
Ai debitori infatti non possono essere pignorati gli stipendi oltre un decimo per debiti fino a 2.500 euro, oltre un settimo per debiti da 2.500 euro a 5.000 euro ed oltre un quinto per debiti superiori a 5.000 euro, ma qualcosa è cambiato.
Come tutti sapranno, il famoso decreto Salva Italia impone la tracciabilitò dei pagamenti al di sopra dei mille euro, al fine di contrastare la lotta all’evasione, ma proprio questa condizione rischia di mettere seriamente in difficoltà migliaia di lavoratori e pensionati nonostante l‘articolo 545 del Codice civile vieti (in caso di debiti) pignoramenti troppo alti in grado di compromettere l’esigenze minime di vita del debitore.
Dallo scorso anno però, ogni pagamento superiore ai mille euro, deve essere accreditato su conto corrente, compreso tredicesime ed eventuali bonus. Ed è proprio da tale vincolo che nasce il problema. Il divieto di pignoramenti oltre una certa soglia, infatti, viene imposto solo se la confisca viene operata direttamente dall’istituto previdenziale o dal datore di lavoro, ma non vale per le agenzie di riscossione.
Basta infatti che passi un solo giorno dall’accredito per permettere ad Equitalia il sequestro dell’intera somma di danaro presente sul conto corrente.