Nel Decreto Sviluppo ormai convertito in legge un capitolo importante è anche dedicato agli incentivi per privati e aziende che vogliano rinnovare la loro dotazione di vetture puntando su modelli elettrici. Bonus che alle concessionarie italiane non è andato molto a genio, ma che invece ha il merito di stimolare un mercato in Italia sinora abbastanza abulico.
In realtà si tratta di sovvenzioni che interessano un parco di macchine più ampio delle sole elettriche, trattandosi di fondi a disposizione per tutti i modelli, quindi destinati anche alle auto ibride, a GPL e metano. Quello che fa la differenza è il livello di emissioni che nella fase di omologazione deve rientrare nei limiti stabilita dalla legge.
Gli incentivi comunque saranno validi dal prossimo anno fino al 2015 e prevedono uno stanziamento complessivo di una somma pari a 140 milioni di euro, suddivisi in 50 milioni nel 2013 e 45 milioni sia nel 2014 che l’anno successivo. Ma sono previste regole precise a partire da quella che vuole destinati 15 milioni (il 70% dei quali alle aziende per taxi, auto da noleggio e veicoli commerciali in genere) per i modelli che emettono da 0 a 95 g/km di CO2. I 35 milioni restanti potranno essere usati per l’acquisto di vetture con emissioni di CO2 fino a 120 g/km.
Ovviamente contrarie le associazioni che rappresentano i concessionari, alle prese con una crisi profonda: “L’auto elettrica potrebbe essere un prodotto interessante nel nostro futuro . dice il presidente di Federato, Filippo Pavan Bernacchi – ma ci sono evidenti problemi di competitività sul mercato a partire dall’elevato prezzo dei listini, molto alto anche a causa del costo delle batterie, dalla scarsa autonomia fino ai lunghi tempi per la ricarica. Inoltre i costruttori non hanno condiviso uno standard per i sistemi di ricarica”.
Però gli analisti del mercato prevedono vendite pari almeno al 20% del totale delle vetture entro il 2020, anche se nei primi 6 mesi dell’anno in Italia rappresentano meno dell’1% del mercato.