I ristoratori possono utilizzare il “tovagliometro” come strumento di difesa contro il fisco

A volte in sede di dichiarazione dei redditi anche il più piccolo dettaglio può rappresentare uno strumento che garantisce la controprova che dimostra la veridicità del reddito che si è conseguito.

In questo caso rispondiamo ad una domanda che molti ristoratori si pongono, magari senza avere una risposta precisa.

Il numero dei tovaglioli può essere utilizzato come un elemento di difesa nei confronti di un accertamento da parte del fisco?

Stiamo parlando del cosiddetto “tovagliometro”, uno strumento che viene utilizzato dall’Amministrazione finanziaria durante la fase dell’accertamento verso i ristoratori.

Secondo questo strumento, il reddito viene stabilito prendendo in esame anche il numero di tovaglioli consumati e quindi, sempre con ragionevolezza, tale “tovagliometro” può essere usato anche dal contribuente.

L’obiettivo quindi che si pone il contribuente è quello di dimostrare la prova contraria rispetto a quanto affermato dall’Amministrazione finanziaria ed evidenziare la congruità del reddito dichiarato.

Nello specifico, il contribuente può dimostrare la corrispondenza dei tovaglioli che sono stati usati tramite i “coperti”, che sono presenti sulle ricevute fiscali emesse.

La sentenza n.275/38/09 del 19 novembre 2009 della Commissione Tributaria Regione Lazio, conferma quanto detto sopra.

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