La produzione da energia nucleare è diminuita per il secondo anno consecutivo e un recente rapporto del MIT rileva che le stime sui costi dell’atomo sono raddoppiati i 4 anni. L’EDF chiede incentivi per le centrali in Gran Bretagna e in Italia si vorrebbe garantirgli priorità di accesso alla rete. L’editoriale di Gianni Silvestrini.
I dati del 2008 confermano che il nucleare, aldilà delle aspirazioni dei suoi fautori, non sta attraversando un periodo brillante. La produzione mondiale delle centrali atomiche è infatti diminuita per il secondo anno consecutivo. Causa, in parte, del blocco – a seguito di un terremoto del luglio 2007 – della più grande centrale atomica del mondo, a Kashiwazaky in Giappone. Gli 8.200 MW inattivi hanno già comportato per l’azienda proprietaria Tepco danni per oltre 10 miliardi $.
Parlando di costi, un’altra notizia amara per i fautori del nucleare viene dagli Stati Uniti. Il MIT ha infatti appena pubblicato un rapporto, “Update of the MIT 2003 Future of Nuclear Power Study”, aggiornando uno studio del 2003 sulle prospettive di rilancio del nucleare. In soli quattro anni, le stime sui costi di costruzione degli impianti “overnight” (che non includono cioè gli oneri finanziari, particolarmente pesanti per questa tecnologia) sono raddoppiate passando da 2.000 $/kW a 4.000 $/kW.
Del resto, le disavventure della centrale finlandese di Olkiluoto, che ha accumulato tre anni di ritardo nei lavori del primo reattore EPR (proprio il modello che si vorrebbe realizzare in Italia) e un extracosto di 1,5 miliardi €, devono aver reso più cauti i costruttori.
Così la francese EDF, lanciata alla conquista del mercato inglese, ha chiesto il mese scorso al Governo britannico incentivi specifici per il nucleare, analogamente a quanto aveva deciso Bush negli Usa. Un’altra preoccupazione dei francesi riguarda gli enormi investimenti previsti in Gran Bretagna nel campo dell’eolico. Il rischio, secondo EDF, è che non sarà possibile un buon funzionamento delle centrali nucleari nelle giornate ad alta ventosità.
Ma anche in Italia non devono essere così sicuri che il nucleare riuscirà a competere con le altre centrali. Nel disegno di legge “sviluppo” appena approvato dal Senato è stato infatti inserito un comma che garantisce priorità di accesso alla rete per l’elettricità nucleare. Alla faccia della liberalizzazione dei mercati. Cosa penseranno gli operatori che negli ultimi dieci anni hanno investito molti miliardi nelle centrali a ciclo combinato?
Gianni Silvestrini (Direttore scientifico di QualEnergia)
Fonte: Qualenergia.it