Mettiamoci pure il cuore in pace: siamo destinati a lavorare di più, ad andare in pensione molto più tardi e soprattutto senza nessuna certezza attuale sul fatto che quei soldi ci siano veramente. L’ultimo allarme arriva dal Fondo Monetario Internazionale che indica nell’aspettativa di vita futura un problema reale da risolvere.
Perché da qui al 2050 la vita media si allungherà almeno di tre anni e così le spese per mantenere tutti i lavoratori andati in pensione sono destinate a raddoppiare rispetto alle quote attuali, causando sicuri default per i governi se non si agirà per tempo.
Come si legge nel Rapporto “Se nel 2050 tutti noi vivessimo tre anni in più rispetto ad ora, la società avrebbe bisogno di risorse aggiuntive pari all’1 o al 2 per cento del Pil. Se tale shock di longevità fosse accaduto oggi e la società volesse continuare a garantire queste extra-risorse per i prossimi quaranta anni, le economie avanzate avrebbero dovuto mettere da parte il 50 per cento del Pil realizzato nel 2010 e le economie emergenti il 25 per cento, per alcune decine di migliaia di miliardi di dollari”.
Insomma, vivere di più rischia di far saltare governi ed economie statali, con la possibilità concreta che in molti Paesi dell’Unione Europea il rapporto debito-Pil salga oltre 50 punti percentuali. L’unica soluzione quindi sta nell’aumento dell’età pensionabile, sia per gli uomini che per le donne, visto che in diversi Paesi esiste ancora una certa diversità.
Ecco perché l’FMI ha lodato la recente riforma voluta dal governo italiano che entro il 2020 prevede di portare il tetto a 66 anni e 11 mesi per tutti. Ma come saranno, a quella data, i limiti nelle altre nazioni europee? Le più vicine all’Italia, allo stato attuale, saranno Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca con un tetto, per uomini e donne, fissato a 66 anni. Segue la Germania con 65 + 9 mesi, e a stretto giro un gruppetto che comprende Grecia, Spagna, Portogallo, Finlandia, Lussemburgo, Cipro, Belgio e Olanda a 65, mentre Francia e Lettonia andranno a 64 e 6 mesi. Chiudono invece Polonia, Bulgaria, Austria e Romania con 60.
Ma non è solo quello delle pensioni il problema legato all’allungamento della vita. Infatti sempre secondo l’FMI “gli anziani consumeranno una quota crescente di risorse, pesando così sui conti pubblici e privati” e quindi “potrebbero avere un ampio effetto negativo su settori pubblici e privati già indeboliti dalla Grande Recessione, rendendoli più vulnerabili ad altri shock e potenzialmente minando la stabilità finanziaria, complicando gli sforzi fatti in risposta alle attuali difficoltà fiscali”.
Le soluzioni prospettate? Oltre all’aumento dell’età pensionabile, realizzato anche attraverso appositi incentivi, si propongono il versamento di maggiori contributi e una riduzione del deficit per ottenere un doppio risultato: allungare il periodo in cui si accumulano risorse e accorciare quello in cui si ricevono prestazioni.