Continua lo scontro sempre più duro tra il segretario del PD, Matteo Renzi, e il premier Enrico Letta. All’indomani dal deposito della proposta di legge elettorale alla commissione Affari istituzionali della Camera, il primo ha avvertito che sarebbero ben accette le modifiche se molti esponenti anche del suo stesso partito vorrebbero apportare alla bozza dell’accordo sottoscritto sabato scorso con Silvio Berlusconi; ma a un solo patto: che la riforma si faccia. Senza, il governo cade, perché non avrebbe più senso la legislatura.
Un avvertimento diretto al governo, che con il premier Letta era intervenuto per criticare la riforma del Porcellum, sostenendo che gli italiani avrebbero diritto di scegliersi i parlamentari, schierandosi per le preferenze e contro l’accordo così com’è stato firmato tra PD e Forza Italia.
Ma una presa di posizione contro Letta arriva persino da dentro l’esecutivo, con il ministro per i Rapporti con il Parlamento, il renziano ed ex segretario del PD, Dario Franceschini, che ha ribadito il suo no alle preferenze, sostenendo che ripristinarle sarebbe oggi un errore, perché farebbe lievitare i costi delle campagne elettorali e allo stesso tempo non consentirebbero l’ingresso di personalità di spessore e preparate in Parlamento, visto che non sarebbero sempre premiati i migliori.
D’altra parte, dopo un incontro tra Denis Verdini e Maria Elena Boschi, in rappresentanza rispettivamente di Forza Italia e PD, pare che l’accordo tra Renzi e Berlusconi sulle liste bloccate sarebbe stato rafforzato e blindato.
L’ala sinistra del PD non ci sta e con il dimissionario dalla presidenza del partito, Gianni Cuperlo, ribadisce il suo no a un’intesa, che sembra un favore a Silvio Berlusconi, da sempre contrario alle preferenze.