Un sistema, all’interno della P.a., che consenta di valutare i gradi di rischio corruzione. E’ la proposta lanciata dal ministro della Funzione pubblica, Renato Brunetta, in un intervento sul Sole 24 ore. ”Considerando il fatto che la gestione e la valutazione del rischio è quasi sconosciuta nelle P.a. nessun ente sarà in grado subito di garantire una corretta gestione del rischio di corruzione. Si potrà prevedere una gradualità sull’introduzione del sistema”, spiega il ministro. Secondo cui ”è necessario lavorare sulla prevenzione e creare le condizioni perché il rischio di corruzione diminuisca e diminuisca rapidamente. Questo si può ottenere anche con l’introduzione di sistemi di risk management che tengano conto dei diversi gradi di rischio di corruzione ai quali i vari enti sono esposti”. L’impatto economico della corruzione, ricorda il ministro, ”è molto alto: una tassa immorale e occulta pagata con i soldi prelevati dalle tasche dei cittadini, che erode e frena lo sviluppo economico”. A fronte di una stima, ”più o meno corretta, di 50-60 miliardi l’anno che equivale a una tassa di circa 1.000 euro l’anno a testa, inclusi i neonati, l’Italia – sottolinea Brunetta – ha fatto ancora troppo poco in questo campo e, al di là dell’impatto ancora maggiore sul piano dell’immaginazione e della morale. Un costo non monetizzabile che rischia di svuotare la fiducia nelle istituzioni e azzerare la speranza nel futuro delle generazioni di giovani, cittadini e imprenditori”.
Il ministro sottolinea quindi che ”da qualche parte bisogna pur partire in materia di lotta alla corruzione e l’idea di partire dal Sud come terreno di sperimentazione di tecniche e metodologie vecchie per il mondo, ma nuove per l’Italia, per poi migrare in tutte le altre amministrazioni, è certamente percorribile ed è anche un modo per offrire alle regioni del Sud la possibilità di prendere una leadership tecnico-culturale che ribalti gli stereotipi ai quali siamo tutti abituati”.
Fonte: Adnkronos.com