Piacciono al Governo le pensioni unisex per i dipendenti pubblici. Stando alle proiezioni il provvedimento consentirebbe infatti un risparmio stimato nell’ordine dei due-tre miliardi di euro in dieci anni.
L’adeguamento dell’età pensionabile tra uomini e donne, su cui l’Italia è chiamata a rispondere dopo la sentenza della Corte di giustizia europea e l’apertura della procedura di infrazione da parte di Bruxelles, dovrebbe essere stabilito dal governo entro luglio ed approvato dal Parlamento entro l’anno.
Lo conferma il ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, ricordando tuttavia che si tratterà di un intervento diluito nel tempo, flessibile, e che salvaguarderà i diritti acquisiti dalle pubbliche dipendenti.
Risparmiare per investire
Il margine di risparmio ottenuto dall’adeguamento delle pensioni dovrebbe consentire al Governo, secondo le ottimistiche previsioni del ministro Brunetta, di investire in misure a sostegno delle donne che lavorano, come asili nido e welfare familiare.
Secondo il ministro, i dipendenti del settore privato che hanno mantenuto il lavoro senza perdere potere d’acquisto sono circa 15 milioni. Certo, c’è un’“area di sofferenza” che riguarda i 500mila disoccupati aggiuntivi nel settore privato, e l’intero lavoro autonomo: artigiani, commercianti, professionisti, agricoltori, atipici che in questi ultimi dodici mesi hanno visto calare il fatturato del 30-40%.
Il peso delle pensioni
Stando alle rilevazioni OCSE l’Italia è il paese con il più alto livello di spesa pensionistica, pari al 14% del Prodotto interno lordo nel 2005. Secondo i dati il nostro Paese nel decennio 1995-2005 avrebbe assistito ad un aumento della spesa pensionistica del 23%.
In Italia la spesa pubblica per benefici a favore degli anziani “è la più alta nei paesi Ocse da alcuni anni”, afferma l’organizzazione, sottolineando che “le pensioni assorbono quasi il 30% del bilancio dello Stato, rispetto a una media Ocse del 16%”. L’Ocse mette quindi in guardia dal “rischio” che un sistema così concepito induca a sottrarre risorse di spesa pubblica a altri settori “preferibili” quali il welfare e l’istruzione. Quanto ai contributi pensionistici, in Italia raggiungono “quasi il 33% dei guadagni, contro una media del 21% negli altri paesi”.
Inoltre dal rapporto emerge che è al 24% il prelievo di tasse e contributi sulle pensioni in Italia, quasi il doppio rispetto alla media Ocse (12,7%). La penisola si distingue anche perché le pensioni delle donne sono mediamente inferiori di un terzo rispetto agli uomini, di riflesso alla minore età di pensionamento delle donne.
Bonus per l’impiego
Per le imprese sono arrivati, con il decreto legge approvato venerdì dal Consiglio dei ministri, oltre 2 miliardi di detassazione sugli utili reinvestiti e i bonus per mantenere l’occupazione. Il provvedimento, che incomincia il suo iter parlamentare in Senato, deve essere approvato entro il 7 agosto, data in cui le Camere si fermano per la pausa estiva.
Fonte: Soldiblog.it