“La Rai resti pubblica”. La richiesta dell’Upa

Rai e UpaLa Rai non si deve vendere, ci pensano gli investitori pubblicitari dell’Upa a mettere in chiaro le cose, la televisione pubblica resterà tale, questa è l’unica via da percorrere a fronte di un progressivo miglioramento dei conti. Gli imprenditori hanno notato come, sebbene la situazione sia ancora preoccupante e continui a registrare un calo generale, le cose vadano molto meglio rispetto al 2012 e le previsioni per l’anno prossimo siano ben auguranti.

A chiarire la posizione dell’Upa, ci ha pensato il presidente Lorenzo Sassoli de BianchiI dati sono ancora preoccupanti nel primo semestre, va meglio nel secondo ma si tratta solo di un rimbalzo tecnico. Prevediamo di chiudere il 2013 con un calo complessivo, ma in miglioramento, tra il 12 e il 13%. Oggi siamo al -18%.” Nelle settimane scorse aveva fatto grande scalpore l’analisi di Mediobanca, secondo la quale la vendita della Rai avrebbe fruttato alle casse dello Stato diversi miliardi di euro. L’Upa si oppone compatta a questa ipotesi, dal momento che anche da un punto di vista strettamente economico, la televisione pubblica può e deve essere una risorsa per il Paese. Per questo motivo sono state avanzate diverse proposte per una Rai che “deve restare pubblica ed essere conferita a Fondazione. Devono rimanere tre reti generaliste e una dovrebbe essere senza pubblicità, il che giustificherebbe il canone che potrebbe essere abbinato alla bolletta elettrica.

Gli investimenti stanno molto a cuore alle personalità di spicco dell’Upa, tanto che non hanno esitato nello spronare il Governo al fine di avere più coraggio e rilanciare l’economia anche nel settore della multimedialità “Le multinazionali stanno spostando molto denaro dal mercato italiano verso altri che ritengono più redditizi. Siamo all’87esimo posto al mondo per velocità e per quanto riguarda le autostrade informatiche non siamo nel terzo mondo, ma addirittura nel quarto.

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