Si chiama Bi zero (B°) il futuro della Pininfarina. A 36 ore dall´accordo raggiunto in extremis con le banche, si delinea con maggiore chiarezza la strategia messa a punto dal direttore generale Silvio Angori e quello finanziario Gianfranco Albertini insieme con Paolo e Lorenza Pininfarina, per una maratona che aveva come traguardo quello di garantire la continuità aziendale in un momento di crisi senza precedenti.
La Pininfarina manderà ad esaurimento le attuali commesse Alfa e Ford e non cercherà altri ordini per concentrarsi completamente sul progetto di auto elettrica, che porterà avanti assieme al socio francese Vincent Bolloré. Il piano prevede di entrare a regime entro il 2011.
Ma il progetto non si limita alla produzione della Bi zero, ne prefigura ulteriori declinazioni e sviluppi produttivi e punta a ottenere almeno un´altra commessa da un costruttore che – come spiega chi ha partecipato all´estenuante negoziato – «voglia affidare alla Pininfarina la produzione di nicchia ad alto valore aggiunto, considerato che l´azienda dispone di tecnologia, impianti e capitale umano».
Ma c´è di più: un ruolo importante potrebbero giocarlo anche gli enti locali, come più volte hanno sottolineato gli stessi sindacati. La Pininfarina ha «in pancia» un progetto innovativo, servirebbe un sostegno pubblico: con incentivi, ordini per flotte specifiche (sull´esempio, peraltro, di quello che ha già promesso lo Stato francese a Bollorè). Non solo: Regione e Provincia potrebbero essere coinvolti nell´organizzare corsi di riqualificazione per i lavoratori costretti alla cassa in attesa del ritorno in fabbrica.
Ma l´accordo sottoscritto il giorno di San Silvestro segna anche l´uscita della famiglia dall´azienda che ne porta il nome. Dal punto di vista societario la holding di famiglia Pincar si impegna entro il prossimo marzo a vendere le sue quote di Pininfarina pari al 50,6%. Le azioni della Pincar finiranno in pegno alle banche. La famiglia rimarrà comunque proprietaria di una quota residua pari a circa il 5% posseduta attraverso altre due società. Spetterà all´acquirente definire le modalità dell´aumento di capitale, già deliberato a suo tempo per 100 milioni, finalizzato all´ingresso dei nuovi soci (esteri e nazionali), ma travolto dagli eventi successivi.
Chi sarà l’acquirente è presto per dirlo. I riflettori sono puntati sul finanziere bretone Vincent Bolloré, che però in queste travagliate settimane non ha fatto conoscere le sue intenzioni. In questa partita comunque la famiglia Pininfarina ridimensionerà fortemente il suo ruolo («Ha fatto un grande sacrificio, lo ha fatto per il bene della società e il futuro dei suoi lavoratori» sostiene uno dei rappresentanti delle tredici banche impegnate nel negoziato). E´ certo comunque che, fino a che non verrà perfezionata la vendita dei titoli Pininfarina, il cda rimarrà nella sua composizione attuale almeno fino all´approvazione del bilancio prevista a marzo. E nell´accordo viene sottolineato che le banche non avranno propri consiglieri. D´altronde chi ha avuto modo in queste ore di parlare con i fratelli Pininfarina o con i manager ha potuto constatare che c´è la determinazione ad andare avanti. Per loro il negoziato è stato «soltanto la prima vittoria, altre battaglie ci attendono. Tutti insieme costruiremo con competenza e senso di responsabilità la Pininfarina del futuro».
Successivamente alla fase uno, che si concluderà a marzo, le banche avranno la possibilità di acquistare, attraverso una newco, per 70 milioni i marchi Pininfarina (sia dell´auto che delle altre attività come la Extra), tenendoli in pegno. Complessivamente quindi il debito della azienda torinese scenderà da 600 a circa 350 milioni. Che cominceranno ad essere restituiti dal 2013, vale a dire due anni dopo che la Pininfarina avrà svoltato verso l´auto elettrica, per terminare nel 2015. Verranno invece cedute le attività francesi collegate a Matra. Si prevede che il processo di vendita, già avviato, si concluda entro l´anno.
Fonte: Torino.Repubblica.it