Ricaricare le prossime auto elettriche

Riprendiamo un vecchio articolo del Sole 24 Ore del 6 maggio 2009 poiché racchiude in sé dati e considerazioni sempre attuali quando si parla di mobilità elettrica dell’oggi e ancor di più del domani. L’infrastruttura più importante è la colonnina di ricarica necessaria per la ricarica dei veicoli elettrici.

Non ci spaventiamo, non si deve creare un sistema costoso, quanto piuttosto un sistema diffuso sul territorio. Certamente ha un costo ma non è certo da paragonare all’investimento da affrontare per creare distributori per le auto a metano o per creare dal nulla centinaia, migliaia di erogatori ed impianti di produzione di idrogeno (derivato dal metano o dall’acqua). L’energia elettrica arriva dappertutto e già la possiamo trovare a casa pronta per ricaricare il nostro veicolo elettrico o sotto casa. Piccoli investimenti, grandi risultati immediati.

Il presente dell’auto elettrica è poca cosa, per lo più confinata alle flotte aziendali e alle auto ibride, che affiancano ad un motore elettrico quello a combustione interna. Le previsioni però indicano una quota di mercato del 20-25% entro i prossimi 5-10 anni. Le auto ibride, in particolare, potranno raggiungere il 10-15% nei prossimi 5 anni, mentre per le auto esclusivamente ad alimentazione elettrica l’obiettivo è del 10% entro una decina di anni. Il passaggio ad una vera filiera industriale passa però dall’abbattimento dei costi di produzione, acquisto e manutenzione, il miglioramento tecnologico delle batterie e il problema della mancanza di una rete adeguata per l’approvvigionamento di elettricità. Sono alcune delle conclusioni del convegno organizzato da Confindustria Anie, Anfia e Cei-Cives in collaborazione con la Rappresentanza a Milano della Commissione europea per approfondire il tema «Auto elettrica e infrastrutture: prospettive, sfide e opportunità.
Secondo il libro bianco realizzato dal Cei-Cives «le emissioni degli impianti di produzione dell’energia elettrica utilizzata per la ricarica delle batterie, con l’attuale mix energetico e per ogni chilometro percorso, sono drasticamente inferiori rispetto ad ogni altro tipo di veicolo». Prendendo in considerazione i gas serra (CO2) le emissioni sono circa tre volte inferiori. Le emissioni regolamentate per la motorizzazione (NOx, polveri, eccetera) sono invece 5 volte inferiori. Il presidente dell’istituto Pietro Menga ha sottolineato come sia soprattutto il modello plug-in, ovvero con una batteria ricaricabile con la spina, la migliore soluzione sotto il profilo della riduzione delle emissioni dannose per l’ambiente e per la salute dell’uomo. «Il problema è che le batterie fanno salire i costi per i produttori di circa il 25-30%» ha spiegato. Fondamentale, dunque, la volontà politica. «L’Unione Europea crede molto nelle auto elettrica e in generale ecologica e ha stanziato nell’ambito del VII programma notevoli risorse da distribuire al settore dell’auto per incentivare la ricerca e lo sviluppo di queste tipologie di veicoli» ha sottolineato Carlo Corazza, direttore della rappresentanza a Milano della Commissione europea, aggiungendo che «il settore dei trasporti è responsabile di un quarto delle emissioni di CO2».
Quello delle infrastrutture è un nodo decisivo. Ci vogliono centraline di ricarica distribuite nel territorio (in sicurezza) e una rete elettrica all’altezza. Su questo fronte si stanno muovendo diverse sperimentazioni che vedono fianco a fianco produttori di automobili e utilities in diversi paesi. «L’Italia, insieme a Regno Unito, Paesi Scandinavi, Francia e Spagna, costituirà il 93% del mercato delle vendite in Europa. E si prevede che entro il 2015 in Europa circoleranno più di 250.000 auto elettriche», ha dichiarato Gianmarco Giorda, direttore operativo Anfia, citando una ricerca di Frost & Sullivan.

Fonte: Mondoelettrico.blogspot.com

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